La gioia di darti agli altri
Fernanda Islas, giovane messicana che partecipa agli incontri presso il Centro Misionero Scalabrini di Città del Messico, ha condiviso con noi alcune delle sue riflessioni dopo aver svolto per alcuni mesi delle attività di volontariato con i bambini nella Casa del Migrante dei Missionari Scalabriniani.
“La gioia di darti agli altri”: questo disse madre Teresa di Calcutta e solo ora capisco quanto amore aveva per la vita. Nella vita ci troviamo ad avere molte cose e a volte ci vantiamo di ciò che possiamo. Ma le cose materiali contano veramente?
Il non renderci conto di quanto sia bello condividere con gli altri qualcosa anche di piccolo, come il tempo, un abbraccio, l’ascolto, ci ha portato a grandi guerre, solo a causa dell’intolleranza e dell’egoismo.
Costantemente dimentichiamo che il prossimo è nostro fratello, che preoccuparci per coloro che hanno bisogno di noi è la nostra grande missione nella vita. E si può immaginare che questo valga a maggior ragione per un bambino che deve partire dal suo paese, lasciare ciò che conosce, i suoi amici, le sue cose, la sua scuola, magari perché la sua famiglia è stata minacciata dalla guerra, dalla persecuzione o semplicemente perché i suoi genitori desiderano offrirgli migliori opportunità.
I bambini migranti hanno una storia ed è una storia importante... e dolorosa. “Con il tempo passerà”, “quando crescerà…” (come spesso pensano alcuni) ma queste cicatrici non spariranno, non si cancelleranno gli abusi, la discriminazione, le lunghe e interminabili ore di cammino, la sete, la fame, il freddo, il non avere un tetto, le botte, il pericolo e tante cose che neanche immaginiamo possano succedere a un piccolo indifeso. La gioia di donare qualcosa a questi bambini, di ascoltarli, di condividere con loro è una sensazione semplicemente indescrivibile che riempie l’anima e la nutre.
Una bambina di circa tre anni, di carnagione scura, con grandi e profondi occhi neri, parlava un’altra lingua e non aveva accanto a sé sua madre o chi le potesse dare protezione, amore, sicurezza e cura; questa situazione la portava ad avere un faccino innocente ma serio, con la fronte sempre corrucciata. D’improvviso s’illumina con un sorriso riconoscente, perché aveva solo bisogno di un abbraccio e tu gliel’hai dato.
Una bambina di circa tre anni, di carnagione scura, con grandi e profondi occhi neri, parlava un’altra lingua e non aveva accanto a sé sua madre o chi le potesse dare protezione, amore, sicurezza e cura; questa situazione la portava ad avere un faccino innocente ma serio, con la fronte sempre corrucciata. D’improvviso s’illumina con un sorriso riconoscente, perché aveva solo bisogno di un abbraccio e tu gliel’hai dato.
Decidere di non comprarti un paio di scarpe del tuo numero e acquistare, invece, un paio di scarpe da tennis un po’ più piccole potrebbe sembrare assurdo; ma t’invito a conoscere un bambino che è arrivato dal suo lungo viaggio dall’Honduras a Città del Messico con niente più che delle scarpette di gomma consumate per il tanto camminare e i vestiti che aveva addosso. È il caso di un bambino di quasi quattro anni, di pelle bianca e vellutata, capelli castani e senza qualche dente a cui si sono illuminati i grandi occhi color miele quando ha ricevuto in regalo le sue due nuove “compagne” per continuare il viaggio verso la frontiera nord del paese.
I volti felici che hanno i bambini quando ricordano momenti gioiosi nel loro lungo e difficile cammino sono le più belle soddisfazioni. Una parte del nostro cuore se ne andrà per sempre con loro, ma questo non ci toglie nulla, anzi ci riempie ancora più di amore. Se ascoltiamo la voce di un bambino che soffre potremmo cambiare i semi di questo mondo, mettere al posto del rancore bei ricordi, tolleranza, bontà, solidarietà, sensibilità. Questo è ciò di cui ha davvero bisogno il mondo: raccogliere frutti d’amore e scoprire il vero senso della vita.
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