Un tuffo nell'Amore

01.10.2023
Testimonianza

Sono nata e cresciuta in Brasile, dove ho anche frequentato l’Università. Per qualche tempo, come per tanti altri giovani, il centro della mia vita sono stati i miei studi e la mia professione. Appena mi sono laureata in giurisprudenza, il mio obiettivo era quello di entrare nel Pubblico Ministero, dove sembrava possibile fare qualcosa per le persone più vulnerabili: una meta che richiedeva molto tempo e dedizione. Dividevo questa priorità con la responsabilità di vivere da sola, lavorando e costruendo il futuro con il mio ragazzo, mentre pranzavamo nei fine settimana a casa dei nostri genitori.

Devo dire che allora il rapporto personale con Dio non era tra le mie priorità e, ogni volta che avevo un richiamo interiore in questo senso, lo soffocavo con la scusa delle tante cose che avevo da fare. Mi è capitato però che, in mezzo a tutte quelle attività, all’improvviso e poi a poco a poco nei fatti concreti della vita, mi sono resa conto che io, così come ogni persona, ero la priorità per Dio.

Per pura grazia, ho avuto il mio incontro personale con Gesù, e lì mi sono sentita come immersa in un mare di amore, con onde enormi e infinite, colme di misericordia e di intimità con Dio, con la stessa forza e sproporzione delle acque che nessuno può controllare. In questo tuffo ho riconosciuto chiaramente la verità che ci supera, e ho capito che tutto il resto, in qualche modo, era come un’illusione rispetto all’amore di Dio.

Da quel momento in poi la mia vita doveva cambiare, se non volevo vivere consapevolmente una vita “finta”. Con il tempo e con questa inquietudine che mi stava soffocando, una chiamata che non conoscevo ha iniziato a prendere spazio nella mia vita, un po’ com’è successo al giovane ricco:
«Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse (e così anche a me…): “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e  avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”» (Mc 10,21).

Ho avuto la grazia di avere una buona direzione spirituale, che ho ancora e che soprattutto attinge alla fede nella Parola di Dio. Così anche la mia risposta ha iniziato a prendere la sua forma. Certo non è stato facile… La chiamata di Dio esigeva da me una risposta totale e, per questo, significava abbandonare ciò che era già stato costruito con dedizione e amore. Infatti, dovevo sconvolgere i miei piani per il futuro, lasciando anche una persona cara. Inoltre dovevo affrontare il dolore di lasciare la mia famiglia, mettendomi a disposizione di un futuro sconosciuto, mentre nella fede trovavo l’unica sicurezza...

Quando ho conosciuto le Missionarie Secolari Scalabriniane, avevo già detto il mio sì a Dio. Ero in un periodo di ricerca per capire dove vivere concretamente questa mia consegna totale. E, per camminare con sicurezza nel discernimento, la direzione spirituale è stata sempre fondamentale.

[...]

Mi viene sempre da sorridere quando mi rendo conto che nella consacrazione secolare ho trovato molto di più di quello che cercavo. Camminando in comunione, è possibile andare sempre più in profondità scoprendo il centro di questo carisma, che non solo riempie il mio desiderio di totalità, ma mi sfida nella sua origine a vivere radicalmente la realtà centrale della nostra fede: la Pasqua, il Cristo crocifisso-risorto, l’amore.

La densità e grandezza di questa realtà non si rivelano immediatamente. Spesso siamo noi a non essere disponibili ad entrarvi. Ma con la grazia di Dio, la perseveranza, la comunione, e non senza la sofferenza, è possibile tuffarsi nella profondità, al centro della realtà che ha cambiato la nostra storia aprendoci al futuro di Dio. Così sono grata a Dio per avermi portata esattamente dove mi ha portato.

Il tempo è passato, ora si avvicina il giorno della mia consacrazione attraverso i voti di povertà, castità e obbedienza, l’opposto di alcuni valori predominanti nella società. La vita dei voti non può essere compresa al di fuori della dimensione dell’esperienza di fede, personale e comunitaria. È solo così che la povertà diventa spazio per ricevere i doni di Dio, la castità diventa capacità di amare dell’amore di Dio e l’obbedienza ci apre l’accesso al centro della vita trinitaria: vita di comunione seguendo la via del Figlio Gesù. Nello stesso tempo la croce stessa diventa l’incontro con la pienezza dell’amore, risurrezione e vita nuova: una dinamica che ci attraversa e che noi attraversiamo vivendo insieme nella comunione di vita.

Dal cuore della nostra vita e missione possiamo camminare sui passi dell’esodo e intravedere la nostra meta: la Pentecoste dei popoli, l’incontro tra le differenze, la pace. Una meta di cui i migranti diventano protagonisti e profeti.

San Giovanni Battista Scalabrini l’ho sentito vicino fin dall’inizio, un Santo presente e affascinante. A lui affido sempre la missione sproporzionata tra i migranti e i rifugiati, che oggi sto vivendo come consulente legale collaborando con i Missionari Scalabriniani nella Missão Paz a San Paolo. Nella mia missione mi affido a Scalabrini, che ha colto prima di tutti, nella stessa durezza e nel dolore dei movimenti migratori, il disegno di Dio, che può dare senso e speranza ad ogni migrante.

La spiritualità d’incarnazione di San G.B. Scalabrini, nel cammino con la comunità, mi ha insegnato a vivere la consacrazione non solo come radicale appartenenza, ma anche come via perché, nella piccolezza, l’incarnazione di Gesù si prolunghi nella storia. Di fatto, Scalabrini, uomo di speranza nella certezza di ciò che sperava, non è rimasto con le mani in mano, ma si è fatto tutto a tutti.

I voti fanno parte di un sì che scegliamo liberamente di dire a un Altro che con la Sua presenza ha relativizzato per me tutte le altre possibilità per aprire un cammino fecondo. Questo cammino si svolge nel vissuto quotidiano e nella nostra stessa piccolezza, mentre fa spazio alla Vita di Colui che mi ha chiamata a seguirlo, migrante con i migranti.


Thamiris

Leggi l'articolo completo: SSE 2023n.3

Articolo in portoguese: PEE 2023

 

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