Popoli diversi sulla stessa via. Verso quale futuro?
Dal 4 al 6 ottobre 2019 si è svolta a Stoccarda la Scalabrini-Fest dei Frutti, organizzata presso il Centro di Spiritualità (Missionari Scalabriniani) in collaborazione con la nostra comunità.
Non solo numeri
Papa Francesco ha ribadito più volte che non basta parlare solo di numeri. Dobbiamo entrare nelle storie delle persone: una, dieci, venti persone… Sono storie e volti diversi cui dobbiamo prestare attenzione, andando oltre alle statistiche. Consideriamo quel bambino, quella famiglia che bussa alla nostra porta in cerca di rifugio o di lavoro. Il Santo Padre ci invita alla cultura dell’incontro.
Dialettica sfida-opportunità
Voglio proporvi un esercizio basato sulla dialettica sfide e opportunità, con la quale cerco di leggere il fenomeno migratorio odierno. Se è vero che da una parte parliamo di problemi, o meglio di sfide, dall’altra parte possiamo anche considerare questi eventi come una crisi, nel senso greco della parola. La crisi è quel momento in cui siamo chiamati a prendere una decisione e che può essere occasione di crescita. Per questo, in riferimento alle migrazioni, si può parlare di opportunità. Ci troviamo di fronte ad una situazione problematica la cui soluzione, se la si trova insieme, può permetterci di compiere un passo in avanti nel nostro cammino di sviluppo. Propongo la mia riflessione sulla realtà migratoria utilizzando i quattro verbi che il Santo Padre ci ha regalato nel febbraio 2017 durante l’udienza ai partecipanti del Forum Internazionale Migrazioni e Pace, verbi secondo i quali può essere articolata la pastorale migratoria: accogliere, proteggere,
promuovere e integrare. [...]
Vorrei sottolineare tre punti che sono fondamentali, come riflessione conclusiva.
Il primo: il fenomeno migratorio di oggi è complesso. Si tratta di persone e di popoli che si muovono per ragioni diverse in un mondo che è già complesso di per sé. Le risposte semplici non sono opportune, ci vogliono risposte complesse a fenomeni complessi. Gli slogan e le semplificazioni non giovano, c’è bisogno di studio per conoscere meglio la realtà migratoria.
Il secondo punto: Papa Francesco ci ha chiesto di accogliere, proteggere, promuovere e integrare, ma lo fa lui in prima persona. La sua testimonianza a Lampedusa, a Lesbo, in ogni luogo dove va, questa vicinanza particolare ci sprona come cristiani a vivere la prossimità. Non è sufficiente parlare di…, bisogna toccare con mano, ascoltare la storia degli altri, entrare nella loro vita. E questo è molto importante soprattutto per i giovani, che non possono accontentarsi semplicemente della notizia su Facebook, del Twitter, ma devono andare all’incontro personale, devono toccare con mano le storie delle persone, immergersi in esse. Lo diceva il Santo Padre: “Non possiamo non piangere”. Piangere è una grazia che ci porta alla conversione.
Il terzo punto importante è il ruolo delle nostre comunità, in modo particolare delle parrocchie e delle comunità cattoliche. In questo mondo che va al rovescio, che invece di dare la priorità alla persona diffonde la cultura dello scarto, che propone: “io, io, io”, invece di “noi”, che toglie e annulla il trascendente e lo usa solo per ragioni politiche, a questo mondo noi vogliamo invece rispondere, come comunità cristiane, che l’emigrazione è un’opportunità. È una delle opportunità che ci vengono offerte per riscoprire la nostra missione e natura di chiesa, inserita come fermento all’interno dell’umanità. Siamo chiamati a costruire questa chiesa che è cattolica, inclusiva, che vuole tutti all’interno. Siamo chiamati a considerare l’ospitalità come un dovere di civiltà e di giustizia, a riflettere e ad agire sulle asimmetrie che oggi determinano le disparità e le ingiustizie all’interno del nostro mondo, a essere critici su ciò che ci viene “venduto” come verità. Ma, soprattutto, siamo chiamati a manifestare l’amore di Dio. E tutte le volte che perdiamo l’occasione di essere testimoni dell’amore di Dio ci ritroviamo, di fatto, in una situazione di mancanza e di peccato. Sono momenti in cui non abbiamo esercitato la carità, quella carità che è l’amore di Dio misericordioso verso i più vulnerabili.
Dall’intervento che p. Fabio Baggio ha proposto ai partecipanti in un video
Qualche feedback dal gruppo giovani“Grazie per ogni persona che ha partecipato alla Festa, per ogni momento di conoscenza, di formazione, di preghiera, di gioco, per tutto ciò che è stato condiviso. Con p. Fabio Baggio ho imparato i quattro verbi di Papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Sono importanti. Mi ha colpito la persona che ha regalato a Papa Francesco la tuta di salvataggio di un bambino morto in mare. Sei anni fa sono morti 300 eritrei nel mare, diversi dei quali erano miei amici...”Zemhret, dall’Eritrea“Ho partecipato per la prima volta a questa Festa. Mi sono sentito da subito a casa! Soprattutto mi ha colpito che tante persone di diverse nazionalità potessero comunicare senza barriere e scambiarsi esperienze di vita. Attraverso gli interventi e la discussione ho potuto imparare a considerare la vita e le prospettive degli altri. Grazie mille perché questa Festa mi ha ricordato che siamo un’unica famiglia di fronte a Dio”Theodore, dall’Indonesia“Nella Scalabrini-Fest c’era la presenza di Dio, perché eravamo tutti diversi e uniti. È stato interessante condividere la vita con tante persone. Ho pensato al senso della nostra vita che è quello di aiutare l’altro. I rifugiati hanno bisogno di aiuto in Europa, ma la vita qui è così diversa che ci chiediamo come possiamo imparare, incontrare l’altro, intervenire… Anche i rifugiati respinti hanno bisogno di aiuto”Lukas, dall’Eritrea
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