Nessuno si salva da solo
Da quando l’infezione da coronavirus ha iniziato a diffondersi in Italia, come tutte le attività anche quelle del Terzo Settore hanno subito delle modifiche importanti. A Roma per tutti i servizi della Caritas Diocesana, e in particolare per l’Area Sanitaria, è stato necessario operare scelte e farlo in tempi rapidi, quasi simultaneamente all’evo-luzione della situazione generale.
"Non è questo il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia. Gesù risorto doni speranza a tutti i po-veri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto. Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. Non facciamo loro mancare i beni di prima necessità, più difficili da reperire ora che molte attività sono chiuse, come pure le medicine e, soprattut-to, la possibilità di adeguata assistenza sanitaria.” (Papa Francesco, Benedizione Urbi et Orbi, Pasqua 2020)
Per lo staff del Poliambulatorio, rivolto a stranieri senza permesso di soggiorno, persone senza dimora e in situazioni di fragilità sociale, non è stato semplice né scontato scegliere di proseguire l’attività di assistenza. Molti volontari medici, infermieri, farmacisti, personale di accoglienza, hanno dovuto a malincuore interrompere il loro servizio (alcuni per scelta personale, altri dietro invito dell’equipe, alcuni perché più a rischio per età o per altre condizioni, altri per proteggere, più che sé stessi, i propri familiari). Ogni decisione è stata compresa e appoggiata e i pochi volontari rimasti (soprattutto i più giovani) non si sono mai sentiti soli né abbandonati, perché sostenuti da tutti con preghiere, messaggi, parole. L’équipe del Poliambulatorio è stata anche supportata dai tre ragazzi in servizio civile che, pur avendo la possibilità di interrompere temporaneamente la loro esperienza su indicazione ministeriale, hanno chiesto di poter continuare per dare una mano. L’ambulatorio è rimasto aperto, con le dovute attenzioni, con l’attivazione di una procedura specifica per l’accesso (a scaglioni), l’accoglienza, l’individuazione e la gestione degli eventuali ‘casi sospetti’ attraverso uno specifico triage svolto nel cortile antistante l’ambulatorio, e con un forte ridimen-sionamento delle attività (visite mediche e medicazioni indifferibili, dispensazione di farmaci, soprattutto per pazienti con terapie croniche).
# vorrei...ma non posso
Si sta riuscendo così, anche in questo periodo nel quale le strade della città sono semideserte e diventano ancora più evidenti i poveri che le abitano, ad assicurare vicinanza e cure a chi è invisibile alle istituzioni, senza casa, per strada. Proprio per loro, per chi si trova in situazioni più critiche a livello sanitario, sociale e relazionale, si è scelto di continuare ad esserci, ad accogliere, ascoltare, condividere, curare. Toccando con mano le particolari fragilità di alcune persone ai margini della società nel potersi difendere, al pari del resto della popolazione, dai rischi collegati al contagio da coronavirus, ci si è resi conto della debolezza di risposta delle istituzioni pubbliche ed è stato iniziato, in rete con altre associazioni, un lavoro di advocacy perché la società tutta si possa far carico di chi, pur volendo, non può rimanere a casa semplicemente perché una casa non ce l’ha1. Per questo la Caritas di Roma ha lanciato una campagna di solidarietà dal titolo #vorrei...ma non posso.
Così l’équipe del Poliambulatorio ha scritto in una lettera rivolta a tutti i volontari, nella quale venivano descritte e spiegate le scelte fatte fino a quel momento:
“A confermare la nostra determinazione a lasciare aperto (almeno finora) il Poliambulatorio concorrono sia gli aspetti deontologici chiamati in causa da questa situazione (in particolare quelli previsti dai rispettivi Codici di Deontologia medica e infermieristica ), sia una specifica modalità di vedere e interpretare il ruolo del Terzo Settore in una contingenza come quella che stiamo vivendo. Siamo infatti convinti che, tra le tante implicazioni gravi e drammatiche indotte da questa emergenza, siamo tutti messi davanti alla necessità di operare scelte, spesso combattute, ‘drammatiche’ e non automatiche, come citta-dini, come operatori della salute, come cristiani, per soste-nere un’idea di comunità realmente capace di farsi carico di chi è più fragile, isolato ed esposto alle conseguenze sfavo-revoli di una situazione di rischio ulteriore”.
Come missionaria secolare scalabriniana, come medico, sono grata e onorata di poter condividere questo momento storico con l’equipe, i volontari e, in particolare, con i mi-granti più poveri e le persone più svantaggiate che bussano alla porta del Poliambulatorio. Davvero, come ci ha ricordato Papa Francesco durante il momento straordinario di pre-ghiera presieduto il 27 marzo, “nessuno si salva da solo”.
Giulia Civitelli
[1] Vedi post sul blog saluteinternazionale.info “Vorrei restare a casa” disponibile al link: https://www.saluteinternazionale.info/2020/04/vorreirestareacasa/
Links:
Rivista Sulle strade dell'esodo (PDF)
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