CAMMInare insieme

23.06.2022
Giovani, Migrazione

Il CAMMI (Centro de Apoyo Marista al Migrante) è un progetto dell’Università Marista di Querétaro e della Provincia Marista del Messico Centrale. Dal 2014 accompagna persone migranti assistendole con vari servizi: fino al 2019 come centro diurno e dal 2020 anche con una casa del migrante che accoglie famiglie rifugiate o sfollate interne previa canalizzazione dell’ACNUR, del Consultorio legale del CAMMI (CAJ) o di altre associazioni. Felicina, missionaria secolare scalabriniana, collabora con il CAMMI dal 2017 e coordina dal 2019 l’Accompagnamento del volontariato e dei prestatori di servizio sociale.

“Sono allegre! E l’allegria è contagiosa”. Così mi diceva alcune settimane fa un papà honduregno migrante riferendosi alle volontarie di tempo completo che vivono attualmente al CAMMI. E non è la prima volta che il volontariato di tempo completo si distingue particolarmente per il servizio vissuto.
In effetti, questo tipo di volontariato, che coinvolge diversi giovani - dai diciotto anni in su - per uno, tre, sei o dieci mesi, prevede che questi ragazzi e ragazze vivano nelle strutture stesse del CAMMI e aiutino sei giorni alla settimana nel turno mattutino o pomeridiano, principalmente in collaborazione con l’Area di attenzione umanitaria (preparazione dei pasti, attività con bambini e adulti, pulizie, lavaggio di lenzuola e salviette ecc.). Si tratta di un impegno notevole che suscita ammirazione sia tra le persone migranti che ricevono l’assistenza del CAMMI sia nel team.
Allo stesso tempo, il volontariato di tempo completo offre ai giovani che partecipano sia una bella opportunità di condivisione con i migranti che un’occasione per imparare a collaborare in equipe e per crescere personalmente. Usando lo slogan del CAMMI direi che si tratta di “CAMMInare insieme”.
Certamente tutti i diciotto volontari e volontarie di tempo completo, con i quali ho potuto lavorare dal 2020 a oggi, di cammino ne hanno fatto molto, umanamente non meno che fisicamente. E io con loro: ogni giorno e ogni gruppo di volontariato non è stato esente da sfide e doni insperati. Il quotidiano in una casa del migrante che da poco sta muovendo i primi passi richiede, in effetti, molta dedizione e creatività non meno che perseveranza. E i volontari di tempo completo che ho avuto l’onore di accompagnare non si sono mai tirati indietro, nemmeno nei giorni più faticosi. Una testimonianza che non dimentico e che mi spinge a continuare a dare tutto, anche nel mio piccolo. Una testimonianza che è arrivata spesso al cuore delle persone migranti e che ha contribuito a fargli ritrovare la speranza e la fiducia nel prossimo, dopo varie esperienze a volte molto difficili lungo il cammino migratorio.Dal correre coi bambini più vivaci nei giochi all’aperto fino ad aspettare l’autobus con una mamma all’alba, dall’imparare a cucinare per dieci o trenta persone fino a sviluppare un metodo simpatico per insegnare le tabelline, dallo svegliarsi nella notte per misurare la pressione a una signora malata fino a riorganizzare il negozietto gratuito dei vestiti o imparare a fare le pulizie o a curare neonati: tantissime esperienze hanno segnato il cammino e tutto ha contribuito a dare un volto alle notizie sulle migrazioni che a volte questi giovani ascoltano. Dopo il volontariato, diverse nazionalità non sembrano più tanto straniere perché sono collegate a persone concrete.

“Prima di cominciare” - afferma Mony nel Rapporto del Volontariato e del Servizio Sociale CAMMI (2021-2022) - “provavo timore perché nella mia mente il tema della migrazione era pieno di stereotipi, dato che non ero mai stata prima in un luogo dove ci si occupa della questione migratoria e non avevo un’idea chiara del tipo di persone che avrei conosciuto lavorando come volontaria. Però nel momento in cui sono arrivata al CAMMI ho visto una famiglia, una comunità, cuori pieni di motivazione, sorrisi contagiosi e sguardi ricchi di storia. Questo ha fatto sì che la mia prospettiva cambiasse completamente…”.

D’altra parte, gli incontri e il servizio non trasformano solo lo sguardo dei volontari di tempo completo. In questi anni ho visto anche parecchi prestatori di servizio sociale - un servizio che per legge devono svolgere gli studenti per potersi laureare - fare con piacere il lavoro che gli veniva assegnato e lasciarsi coinvolgere in un’esperienza di autentico servizio fin nei dettagli, così come emerge per esempio dalla testimonianza che Alexia ha scritto per il Rapporto del CAMMI.

“Ho svolto il Servizio Sociale, aiutando nei lavori di pulizia, cucina, lavanderia e nella cura dei bambini. Ho dato persino lezioni di informatica. Personalmente non avevo mai aiutato e interagito con persone migranti e non conoscevo tutto il processo che comporta il loro arrivo e l’assistenza che viene loro data. L’esperienza mi è piaciuta molto perché ho potuto accorgermi di come ciascuno con il suo contributo può rendere contente le persone che si trovano nel CAMMI. Ho visto migranti andarsene con gli occhi commossi, dando ad intendere che nel CAMMI si lavora bene. Servire gli altri è stata un’esperienza unica, non ero mai stata in contatto per tanto tempo con persone diverse e posso dire che servire è un modo molto bello per aiutare. Mi è piaciuto molto stare con i bambini: mi hanno preso il cuore!”.

Last but not least, anche i volontari che ci aiutano una volta alla settimana e quelli che collaborano per il Club CAMMI (Il Club CAMMI è un’iniziativa che presto compirà un anno: una volta al mese riuniamo, oltre ai bambini che vivono al CAMMI, anche quelli che già hanno potuto iniziare ad affittare con la loro famiglia un appartamentino a Querétaro e altri bambini migranti e rifugiati, per fare insieme un’attività che dura tutto il giorno e che cerca di educarli alla collaborazione oltre che fargli scoprire la bellezza delle diverse culture e provenienze.) Non solo hanno saputo integrarsi e apportare novità al progetto con creatività e allegria, ma hanno anche sperimentato a mio parere l’essenza del “CAMMInare insieme”, come si legge per esempio nelle testimonianze di Gus e Liz pubblicate nel Rapporto CAMMI di quest’anno sociale:

“Servire gli altri è una sensazione incredibile, molto gratificante, da questa esperienza esco sempre molto contento e con energie rinnovate. Ho imparato che servire e dare agli altri ti arricchisce interiormente di emozioni molto belle; è indispensabile avere un contatto profondo con la nostra umanità per apprezzare veramente ciò che abbiamo e, ancora di più, il molto o poco che abbiamo da donare. Porto con me ricordi stupendi, le molte possibilità di conoscere di più me stesso e di crescere, la comprensione, l’integrazione con i più piccoli e, oltre a questo, una prospettiva differente della vita”.

“Essere volontaria al CAMMI mi ha lasciato diversi insegnamenti, personalmente mi ha permesso di vedere che ho un potenziale, ma che ho bisogno di fare qualcosa con questo. Sì, ho voglia di fare qualcosa, ma se non sono proattiva e non supero la paura non potrò ottenere di più da me stessa. Ho avuto la possibilità di entrare in relazione con le famiglie che sono passate per la casa, adulti e bambini in situazione di vulnerabilità che hanno un grande potenziale, ma anche con i volontari e il personale che lavora al CAMMI, che mostrano il loro impegno nel servizio e condividono con te il loro coraggio. Porto con me molta energia e speranza. Poter vedere gli altri volontari e il personale mi fa capire che ci sono molti altri che stanno lavorando per un cambiamento e fa crescere in me il desiderio di continuare con questo lavoro e la speranza di realizzare grandi cose”.
Personalmente non avrei altre parole che GRAZIE! Grazie per ciascuna delle persone migranti e volontarie incontrate in questi anni e in tutta la mia vita. E grazie a Scalabrini! Se non fosse stato per questo vescovo santo, che dall’inizio ha ispirato i passi della nostra comunità missionaria, mai mi sarei immaginata la ricchezza umana che abita anche nelle pieghe della realtà migratoria e tanto meno la forza e la speranza che sgorgano dalla fede nella croce. E senza Scalabrini non credo che sarei mai arrivata a conoscere e ad amare anche questa zolla di terra messicana.
“Sono cosciente che le circostanze che hanno portato ciascuna persona migrante a questa casa” - come ha scritto América, volontaria nel 2021 - “sono state diverse e in molte occasioni non piacevoli. Però, nonostante tutto, con l’equipe si cerca di creare uno spazio sicuro in cui bambini e adolescenti possano vivere le loro tappe e dove ciascuno trovi un momento di tranquillità per decidere in che modo continuare il proprio cammino. Forse il messaggio più forte che si è cercato di dare è ‘non sei solo’, ci sono persone che si interessano di te e desiderano aiutarti nei percorsi in cui possiamo camminare insieme”.

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